«Tu sei il mio viaggio, tu sei la mia promessa»: è la professione di fede rocciosa su cui si fonda la compagnia dei santi, che è la Chiesa, che siamo noi. Al bagaglio necessariamente leggero contribuirà la povertà; alla cordata tanto solida quanto priva di nodi contribuirà la castità; alla meta sicura, che è tale solo se sa attirare conquistandoti, ci penserà l’obbedienza.
#scrivimisulcuore
Al cuore del Deuteronomio non sta colui che parla, ma Colui che è raccontato; non chi guida, ma Colui che è cercato. E, se il Deuteronomio è davvero il racconto di una trasmissione tra generazioni, tale da tessere la Storia di un popolo nella sua terra, allora al centro sta l’eredità promessa, senza la quale non ci sarebbe popolo o terra.
Quanto conta la terra per l’uomo? Per quale motivo Dio, vera Terra verso cui tutto corre, si è “disturbato” nel promettere una vera e propria terra, con i suoi confini? Pare che il Salvatore non possa proprio rinunciare a questa promessa: «ti darò una terra». E il popolo, nonostante tutto, continua ad inseguire una terra, che è luogo in cui abita quella promessa che lo tiene in vita.
Essere seminatore non è un mestiere. Se fosse un mestiere, allora vedremmo un uomo che investe, basandosi su calcoli precisi (faccio queste cose, perché ne avrò un ricavo, che posso preventivare con una certa sicurezza). No, essere seminatore è vocazione. Continua
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