Già

Forse una certa smania di “prendere” (la stessa che ci fa accontentare del premio di consolazione quando ci ritroviamo a “perdere”) non è altro che una malinconia di ciò che cerchiamo davvero. Desideriamo il Paradiso, ma finché siamo sulla terra ci pare doveroso “aggiustarci e aggiustarla”, per non sentire la malinconia di LUI. Però il Cielo si conquista non prendendo, ma amando. Perché non si tratta di avere chissà che, ma di riconoscere l’altro per chi è veramente: un angelo, una fetta di “già Cielo” accanto a me.

#scrivimisulcuore

+ Vangelo di San Luca

In quel tempo, si avvicinarono a Gesù alcuni sadducèi – i quali dicono che non c’è risurrezione – e gli posero questa domanda: «Maestro, Mosè ci ha prescritto: “Se muore il fratello di qualcuno che ha moglie, ma è senza figli, suo fratello prenda la moglie e dia una discendenza al proprio fratello”. C’erano dunque sette fratelli: il primo, dopo aver preso moglie, morì senza figli. Allora la prese il secondo e poi il terzo e così tutti e sette morirono senza lasciare figli. Da ultimo morì anche la donna. La donna dunque, alla risurrezione, di chi sarà moglie? Poiché tutti e sette l’hanno avuta in moglie». Gesù rispose loro: «I figli di questo mondo prendono moglie e prendono marito; ma quelli che sono giudicati degni della vita futura e della risurrezione dai morti, non prendono né moglie né marito: infatti non possono più morire, perché sono uguali agli angeli e, poiché sono figli della risurrezione, sono figli di Dio. Che poi i morti risorgano, lo ha indicato anche Mosè a proposito del roveto, quando dice: “Il Signore è il Dio di Abramo, Dio di Isacco e Dio di Giacobbe”. Dio non è dei morti, ma dei viventi; perché tutti vivono per lui». Dissero allora alcuni scribi: «Maestro, hai parlato bene». E non osavano più rivolgergli alcuna domanda.

[Lc 20,27-40]