Esultanza

 

Tu con olio di esultanza hai consacrato Sacerdote eterno e Re dell’universo
il tuo unico Figlio, Gesù Cristo nostro Signore.
Egli, sacrificando se stesso immacolata vittima di pace sull’altare della Croce,
operò il mistero dell’umana redenzione;
assoggettate al suo potere tutte le creature, offrì alla tua maestà infinita
il regno eterno e universale: regno di verità e di vita, regno di santità e di grazia,
regno di giustizia, di amore e di pace.
[Prefazio]

Una regalità, la Sua, che porta su di sé i tratti del sacerdozio, dunque una regalità benedetta ed intrisa di “olio di esultanza”, che conquista servendo, che redime la rinuncia sull’Altare del sacrificio.

Certo: il sacerdozio parla solo con il grido dell’esultanza, cioè solo con il fiducioso “saltare fuori”, lasciando tutto ciò che è proprio. Saltare fuori dalla propria fame per farsi pane; saltare fuori dalla propria sete per farsi pozzo; saltare fuori dalla propria casa per farsi porta; saltare fuori dal proprio lusso per farsi ricchezza; saltare fuori dalla propria sussistenza per farsi compassione; saltare fuori dalla propria libertà per farsi liberazione. La vita dei Santi, porzione di terra che è già Regno, non ha forse la misura di questo “saltare”? Regna LUI quando non ti impigrisci nella comodità del passeggiare, quando non ti disperdi nella frenesia del correre: regna LUI quando hai il coraggio di “saltare”, così dal lasciare la tua terra, ma solo per legarla al Suo Cielo.

#scrivimisulcuore

 

+ Vangelo di San Matteo

In quel tempo, Gesù disse ai suoi discepoli: «Quando il Figlio dell’uomo verrà nella sua gloria, e tutti gli angeli con lui, siederà sul trono della sua gloria. Davanti a lui verranno radunati tutti i popoli. Egli separerà gli uni dagli altri, come il pastore separa le pecore dalle capre, e porrà le pecore alla sua destra e le capre alla sinistra. Allora il re dirà a quelli che saranno alla sua destra: Venite, benedetti del Padre mio, ricevete in eredità il regno preparato per voi fin dalla creazione del mondo, perché ho avuto fame e mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e mi avete dato da bere, ero straniero e mi avete accolto, nudo e mi avete vestito, malato e mi avete visitato, ero in carcere e siete venuti a trovarmi. Allora i giusti gli risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato e ti abbiamo dato da mangiare, o assetato e ti abbiamo dato da bere? Quando mai ti abbiamo visto straniero e ti abbiamo accolto, o nudo e ti abbiamo vestito? Quando mai ti abbiamo visto malato o in carcere e siamo venuti a visitarti?. E il re risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che avete fatto a uno solo di questi miei fratelli più piccoli, l’avete fatto a me. Poi dirà anche a quelli che saranno alla sinistra: Via, lontano da me, maledetti, nel fuoco eterno, preparato per il diavolo e per i suoi angeli, perché ho avuto fame e non mi avete dato da mangiare, ho avuto sete e non mi avete dato da bere, ero straniero e non mi avete accolto, nudo e non mi avete vestito, malato e in carcere e non mi avete visitato. Anch’essi allora risponderanno: Signore, quando ti abbiamo visto affamato o assetato o straniero o nudo o malato o in carcere, e non ti abbiamo servito?. Allora egli risponderà loro: In verità io vi dico: tutto quello che non avete fatto a uno solo di questi più piccoli, non l’avete fatto a me. E se ne andranno: questi al supplizio eterno, i giusti invece alla vita eterna».

[Mt 25,31-46]